7 settembre 2009

It's been a while...

dicevano un sacco di cose mentre io non li ascoltavo. dicevano di essere grandi e saccenti. dicevano di conoscere il significato della parola vita. dicevano di essere ancestrali sciamani capaci di lenire le ferite dell'esserci, ogni giorno, quaggiù. parole di poco interesse mi lambivano le gote, trascinate da voci ardenti come le fiamme dell'inferno, pronte ad incenerire ogni singolo atto di ribellione. la mia espressione intontita, ebete, li innervosiva a tal punto da trasformare le loro bocche in crateri vulcanici e la loro bava virulenta in lava incandescente. dicevano davvero tante cose, ma non era importante ascoltare. avevavo già una platea con fedeli ed assidui spettatori, io ero solo di troppo, immmobile fra tanti.

siedo tranquillo in una giornata di fine estate, respirando i primi profumi autunnali. forse è solo immaginazione, forse solo plagio dovuto alle prime premature foglie gialle. mentre osservo i ghirigori che il fumo grigio della sigaretta disegna in aria, noto che l'edera avvinghiata alla recinzione in fondo al viale ha già indossato il suo più bel vestito color ambra; noto la pelle irritata dal freddo mattutino; noto le ombre lunghe e sognanti che aspettano di accorciarsi con il passare del tempo. sento ogni ticchettio scandito dalle lancette dell'orologio appeso sul muro bianco della cucina. sento le vacanze che scappano frettolose e, senza nemmeno salutare, scivolano via per perdersi in qualche posto che non conosco ancora. sento la vita che urla il suo richiamo: violenta reclama la routine perduta nell'abbronzatura e nelle serate passate a fare baldoria. schiamazzi piacevoli in lontananza, bimbi perduti nelle loro fantasie di fanciulli si azzuffano al parco mentre madri distratte chiacchierano spettegolando del più e del meno.

è arrivato il tempo degli applausi. mi alzo e mi avvicino all'uscita prima che quel caotico consenso uccida quel poc di vivo che è rimasto dentro di me. volto le spalle al pubblico in delirio, i passi veloci diventano una forsennata corsa verso le porte: blindate. batto i pugni contro il legno massiccio fino allo sfinimento, tonfi sordi che nessuno sente. sembrerebbe buona educazione aspettare come tutti la fine dello show e porgere ossequi agli interpreti sul pacoscenico, rovente per la perfomance, ma sono stato trascinato controvoglia e la cosa mi riesce alquanto difficile. qualcuno nota la mia disapprovazione, mi biasima con occhi pieni di malcelata disapprovazione.

sento uccelli cinguettare ma non li scorgo volare nel cielo pomeridiano, agghindato con qualche nembo minaccioso. deluso, mi consolo con una mela troppo farinosa per essere apprezzata. la cena incombe e il mio stomaco reclama attenzione. mentre tolgo la buccia a delle patate con un coltello affilato, come ai vecchi tempi, sento un forte profumo di terra. il terriccio fresco e genuino inonda le mie narici rallegrando per un attimo solo il noioso lembo di tempo che si frappone fra il pomeriggio e la sera.

un ricordo. oggi ho messo da parte un ricordo di fine estate, mentre le mamme chiacchieravano e i bambini sognavano di fare i pirati o gli esploratori o gli astronauti, mentre la natura era intenta a cambiarsi d'abito per il grande ballo di fine stagione e le lancette dell'orologio si rincorrevano giocando a nascondino.


12 luglio 2009

Happiness is to be found..

lo diceva anche Dante: nel mezzo del cammino si era perso per una selva oscura, poi è uscito a rivedere le stelle. chissà quanto brillavano ai suoi occhi.. dopo un giro fra fiamme e fuoco le nuvole del paradiso saranno state soffici come l'aria di una brezza estiva. un percorso di espiazione il suo, ma tanto Beatrice non gliela mollava lo stesso. sarà per questo che scriveva.. compensazione..
premio di consolazione: eletto padre della lingua italiana. Se avesse saputo mi sa che faceva a cambio! ma non è questo il punto..

le giornate estive si fanno attendere come primedonne. il clima rende a malapena sopportabile i doveri dettati dal buoncostume europeo. l'ennesima sigaretta spenta nel posacenere testimonia la voluttà dell'essere, viziato come un bambino di città. avido di tempi migliori consuma il suo contenitore come si consuma una saponetta di un bagno pubblico. degna fine di chi preferisce subire gli avvenimenti cercando un senso al dolore mai provato. le ore di sonno sottraggono piacere alla vita quando risultano inutili. dicevano che ogni cosa finisce con il ripetersi e divenire noiosa, tranne per chi ogni volta riesce a vederla con occhi nuovi. dicevano molte cose le persone accanto a me. raccontavano storie così belle da far sanguinare le orecchie, storie così luccicanti che desideravi rubarle alla loro prima distrazione. storie così coinvolgenti che ascoltarle non bastava, volevi viverle. erano storie di altri tempi, dove la principessa che abitava la torre più alta del castello era salvata da un cavaliere impavido, senza macchia e senza paura, che aveva combattuto contro draghi ed orchi malvagi pur di rubarle il primo bacio. è l'anocronistica sensazione di non poter competere con quelle fiabe che incrina l'armonia di ogni canzone ascoltata. quella sensazione di aver scelto posto e tempo con troppa leggerezza e doverne accettare l'errore. la sensazione di aver sentito qualcosa in lontananza che non corriponde a niente se non a un grido di aiuto. il voler mettersi in pari con il mondo perchè il mondo è ormai così e non si può cambiare, e allora cambiare se stessi per rimanere al passo, pur sapendo di morire lentamente per quasta decisione. lo specchiarsi e non ritrovare l'immagine di un tempo così familiare e gradita agli occhi corrotti dal fumo delle ciminiere che infestano la città.

e non provare più niente. e non sentire più niente. e non riuscire più a comunicare. la lingua articola le lettere sbattendo sul palato, ma suoni gretti e primitivi infastidiscono chi ascolta distrattamente il mio discorso.

le giornate estive torneranno a minuti per rallegrare gli uomori inaciditi dei vicini di banco. leggo chiaramente il cartello appeso alla porta: "torniamo subito", dice. mentre aspetto con impazienza, esco a fare due passi. se bussate e non rispondo, non preoccupatevi: torno subito..

9 luglio 2009

Lost

non ho più voglia di niente. neanche di scrivere..

20 giugno 2009

Dialogo a due


" ti sei mai perso per strada? "

si, mi è successo più di una volta.

" hai chiesto informazioni ai passanti? "

si, ma nessuno sapeva dove era il posto in cui dovevo andare.

" perchè stavi camminando? "

mi ci sono trovato, in strada..

" potevi tornare sui tuoi passi.."

no, non sapevo nemmeno come tornare a casa.

" dovresti sapere dove è casa tua. ognuno ha un posto che può chiamare casa."

ho nostalgia, voglio tornare dove tutto è cominciato.

" allora hai paura. non nostalgia. la nostalgia è una difesa contro la paura di quello che è nuovo"

non sono pronto. non lo sono mai stato.

" hai paura.. "

si, ho paura. odio ogni tipo di legame, odio ogni tipo di cambiamento. odio il fatto di non avere nessun potere. nessuna aspirazione. nessun punto verso cui guardare. mi sono perso e non c'è più alcun posto in cui andare.

" cerchi qualcosa che non esiste più. non puoi tornare alla tua vecchia casa se non sei pronto ad abitarne una nuova. "

allora siederò qui. mi fermerò un momento aspettando che passi qualcuno.

" prefersci seguire uno sconosciuto che muovere i tuoi passi? "

non ho più forza nelle gambe. ho bisogno di riposare i muscoli stanchi. ho bisogno di chiudere gli occhi un momento e cercare pace in qualche sogno strano. dimenticare per qualche minuto di essere solo.

" un sogno è alienate come dieci realtà. "

non ti credo.

" quando sogni non appartieni nemmeno a te stesso. quando sogni perdi ogni percezione della realtà. "

non ti credo.

" ho sognato per molto tempo, e per molto altro sognerò. e la cosa mi rattrista."

non sembri un sognatore.

" esistono molti tipi di sogni. il mio rattrista l'animo, ma nello stesso tempo lo rafforza. il tuo lo condanna. "

non ho nessuna alternativa. non posso rialzarmi, vagherei senza meta. non posso fermarmi, sarei vittima della mia disperazione. non posso cercare risposte, ho perso la vista e l'udito per queste cose. non posso trovare soluzioni, la razionalità dei miei pensieri è compromessa dalla mia situazione.

" non ti credo."

invece dovresti.

" io non credo alle tue parole. "

è diverso, vero?

" cambia ogni cosa. come ogni cosa è destinata a cambiare. "

...

" perchè non provi a camminare per un altro po'? "

c'è ancora tempo per riposare il corpo. c'è ancora tempo per cercare qualche risposta.

" non troverai nulla. "

non troverò nulla.

" perderai anche le ultime cose che possiedi. "

perderò ogni cosa.

" sprofonderai ad ogni passo. "

sarò sommerso dal mio orgoglio.

" fino a perdere il respiro. "

fino a perdere il senso delle cose.

" fino a cadere in pezzi. "

fino a infrangermi sulle certezze del mio credo.

" fino a piangere per le ferite del mondo intero. "

fino a potrare ogni singolo fardello del mio essere così mortale.

" non ho più motivo per trattenerti. "

vuoi venire con me?

" ci reincontreremo ancora. "

ne ho la certezza. ora sono pronto per incamminarmi di nuovo.

" au revoir.. "

che il viaggio sia buono come lo è sempre stato e ti protegga la certezza delle tua convinzione.

" sempre, lo sarà.. "

15 maggio 2009

Dehydrated

sono lucido come le mele che da bambino porti alla maestra. sono stanco come uno studente di Edile-Architettura. sono felice come una persona innamorata. ho paura come una persona innamorata. sono triste come chi ha troppi pensieri per la testa. sono disincantato come chi ha già sofferto per più motivi. sono occupato come uno studente di Edile-Architettura, ancora. 

guardo fuori e trovo la pioggia che offusca la felicità delle giornate estive, che timide bussavano alla finestra nei primi giorni di maggio. gli occhiali da sole riposti malamente sullo scaffale della libreria hanno un'aria stanca, la mia mente li associa ad una pianta appassita. all'improvviso sento la disidratazione prendermi la gola, una morsa stretta e cruenta abbatte lo spirito vivo che giocava con me nei giorni passati. lascio vagare l'immaginazione per cercare un posto più felice ed assolato, dove l'aria tiepida asciuga la pelle e scompiglia i capelli delle ragazze in costume da bagno. li immagino di colori vivaci, allegri, con fantasie estive, fiori variopinti, onde gentili che si infrangono sui bordi cuciti a macchina. 

pensieri leggeri volano lontano, lontano. una coppia felice passeggia mano nella mano sotto casa mia. lui sembra noncurante di tutto, lei lo guarda e lo riempie di attenzioni. guardo tutto un po' dubbioso, razionalizzo una strana epifania che assale silenziosa la mia mente, chiedo un attimo di pausa dal mondo per capirmi meglio. chiedo un attimo di pausa perchè non ho la forza di reggere tutto insieme, non sono abbastanza grande. il piccolo bambino che si sveglia di tanto in tanto vuole ancora del tempo per giocare senza troppi pensieri e recriminazioni. chiedo un attimo di pausa dal mondo, anche se so che il mondo non aspetta. anche se so che non mi verrà mai concesso perchè tutti corrono e chi si ferma rischia di arrivare ultimo.

almeno, ho partecipato..


3 maggio 2009

Outside

degli stranieri hanno attraversato la mia strada. sembravano noncuranti, distratti, assorti in chissà quali lugubri pensieri. le facce contratte e tese vomitavano disprezzo. i loro occhi azzurri si riflettevano nel cielo, perdendosi di tanto in tanto. le loro espressioni crucciate esprimevano rabbia, puro e semplice rancore, come un cane bastonato che ringhia contro il bastone del padrone. 

io sedevo in un angolo di speranza, con la schiena appoggiata ad una rete metallica. le ossa della colonna vertebrale stavano esplorando ogni singola maglia di quella recinzione, doloranti. non parlavo, non ne avevo voglia. stavo solo perdendo un po' di tempo prezioso, osservando il mondo di fuori, così diverso e complicato rispetto a quello di dentro. stavo filosofeggiando sul nulla, con una tranquilla nostalgia come compagna. 

l'intrusione inaspettata mi ha risvegliato bruscamente, come un attacco epilettico ha colpito dritto dritto il cervello, disturbato il mio sonno cosciente. stavo disegnando paesaggi immaginari dentro la mia testa e ad un tratto sono diventati tutti grigio cenere, tristemente abbandonati dal loro creatore, così simili al di fuori che non riuscivo a trovare alcuna differenza. così spaventosi e grotteschi, che il cuore si è fermato e la gola chiusa di scatto. così funerei da emanare odore di cadavere. così tristi, da costringere gli occhi alle lacrime.

29 marzo 2009

Unthinkable

difficile dire come andranno le cose. cerco sempre di fare previsioni che puntualmente vengono smentite. se vi torvaste in una sala scommesse con me, prima di chiedermi un consiglio mettetevi in testa di puntare su tutto, tranne quello che vi suggerisco. sarà sfortuna, sarà che alle cose piace fare un po' quello che gli pare e di rado ci si ritrova con un boquet di rose in mano.

immagni catadiottriche lampeggiano davanti ai miei occhi disegnando figure in negativo, accigliate, sorridenti, macchiate di uno strano bluastro che irragionevolmente richiama necessità di caffeina; mentre imprevisti bislacchi fermano estemporanei interlocutori sulla via di casa per intervistarli con domande tediose. l'impazienza traspare da ogni gesto, vomitata senza pudore addosso a chi è colpevole della inattesa pausa.

strane visioni affollanno i miei neuroni, già sovraccaricati dagli impegni quotidiani. visioni senza alcunchè di profetico, ma attente a dispensare incomprensibili consigli. ho già visto ogni cosa, ho sentito ogni parola e questo non mi è affatto piaciuto, ma ha rassicurato l'anima dall' impotenza su ciò che deve ancora accadare. 

tessere variopinte compongono un vivace mosaico di intuizioni. una frazione di secondo prima dell'espolosione che frantuma l'essere in ogni sua parte. ricomporre puzzle senza conoscere il senso delle tessere è l'ingrato compito che spetta all'osservatore, feriti gli occhi e le orecchie. il sorriso mostra denti bianchi e storti che si accavallano in un ghigno satanico di rara onestà. tutti scappano per non doverne subire il giudizio, sgomberando la piazza dei villani.

difficile dire come andranno le cose. difficile trovarci un senso. fare previsioni pare scontato, fare previsioni inganna il semplice dispiegarsi del tempo, incompreso da chi è indaffarato a cercare sempre una motivazione. qui sotto si aspetta, si cammina, si piange senza troppi languidi pensieri. lì sopra, bhe, fate voi...

17 febbraio 2009

In loving memory

è passato un anno da quando ho ricevuto quella telefonata, ma sinceramente sembra molto più tempo. credevo, ho sperato con tutto il cuore fosse solo uno scherzo, di quelli stupidi e infantili. ho desiderato fosse solo uno di quegli incubi che ti fanno svegliare con il cuore a mille. ho voluto credere in un errore, in uno scambio di persona, in una notizia falsa. ed è stato tutto questo: un brutto scherzo, un incubo, un tragico errore; ma non potevo ridere, non potevo svegliarmi, non potevamo sbagliarci. 

penso a come sorridevi l'ultima volta che ci eravamo incontrati. ai discorsi campati per aria, alle stupidaggini e alle battute, alle prese in giro e alle cose serie che ci eravamo detti. ho ancora la maglietta che mi avevate regalato in quell'occasione, con sopra una scimmietta che sorride. mi diverte tirarla fuori dall'armadio e guardarla, ma non riesco a metterla indosso. non è una reliquia, solo un modo per ricordare. e fa ancora male. 

ho cercato con tutte le forze una spiegazione. ho cercato di capire. non ci sono riuscito. guardo qualche foto ogni tanto e provo ad immaginare cosa faresti adesso. cosa mi diresti di quello che succede qui in giro, i consigli che mi urleresti a proposito delle ragazze che frequento, che tanto sono tutte uguali e non si possono decifrare. di sicuro giocheresti ancora a calcio, qualche presa qua e là fino al prossimo gol e al nostro "mani di pastafrolla". ma no, non è così e non potrà esserlo. 

ieri era una bella giornata, il sole alto e caldo. proprio come quando te ne sei andato. in un qualche modo mi ha confortato, anche solo per un attimo. la foto di noi tre assieme, invece, ha fatto affiorare qualche ricordo di troppo che ha velato gli occhi. potrei dire che comunque sono contento così, ma non è per niente vero. nessuno qui lo è. 

non c'è vuoto, non c'è accettazione. c'è un qualcosa fuori posto che mi lascia disorientato e rende tutto un po' più difficile di come lo avevo pensato. non è destino ma è scuccesso. forse è solo egoismo, ma qui manca la tua voce allegra. mi hai insegnato molto e per questo ti ringrazio. dovrei dirti ancora un milione di cose, dovrei raccontartene altrettante. ma per adesso ti saluto e basta, provando a sorridere come facevi tu, oggi con meno spensieratezza.

stammi bene dovunque sei. ti voglio bene.

ciao Zano.

14 febbraio 2009

Few lines

sono stato un po' assente ultimamente, ma non per colpa mia. è stata una specie di pausa di riflessione che, tra parentesi, dura ancora. non ho molta voglia di scrivere, nè di fare commenti. sono successe molte cose, qui e in giro. e come al solito si sta qui ad aspettare. un saluto, comunque.

28 gennaio 2009

Apathy

oggi non ho un motivo preciso per scrivere. sto seduto davanti allo schermo e mi diverto a giocherellare con i tasti, mentre un po' di apatia spazia nella giornata. ho davvero poca voglia di cominciare a fare qualsiasi cosa: non ho messo l'acqua della pasta a bollire, non ho tagliato la verdura, non ho aperto un libro, sono rimasto in pigiama. per risparmiare tempo ho aperto un paccheto di crackers, ho fatto un paio di telefonate, acceso una sigaretta senza troppo entusiasmo. pensavo a quel tipo di persone che sanno sempre cosa fare, sanno sempre cosa dire. quelli che vivono d'improvvisazione in modo che niente riesca a sorprenderli, ma sanno comunque assaporare ogni imprevisto. pensavo a come il tempo stia mangiando se stesso rigurgitandosi di tanto in tanto perchè troppo acido e andato a male. pensavo che oggi è una bella giornata e sembra quasi di essere a primavera, e come il freddo punirà questa mia distratta ossevazione. pensavo davvero tante cose, senza troppa attenzione, nel silenzio del mezzogiorno, quando tutti escono dagli uffici e spremono fino all'ultimo minuto la loro pausa pranzo per cercare di dimenticare il posto in cui stanno. i più fortunati tornano a casa dalla loro famiglia, trovano qualcosa di caldo e pronto; i meno si accontentano di un tramezzino. un'insalata, per i salutisti o le donne in perenne litigio con la bilancia. pensavo a come è strano l'intrecciarsi di ogni cosa, come tutto viene frullato e riversato e servito e riservito. è davvero una meravigliosa giornata di pieno inverno che gioca a rassomigliare la mia stagione preferita; piccola burla di un cielo sereno.

27 gennaio 2009

Bubbleman

il telefono squilla ma non hai intenzione di rispondere. mentre ascolto gli ultimi vagiti sordi dell'altoparlante penso a come mi sono comportato e che non è sempre facile perdonare l'errore di qualcun altro. riattacco, lo slide sbatte con violenza. lancio il cellulare sul letto, l'occhio segue i rimbalzi smorzati sul materasso fino a vederlo fermo faccia a terra. 
forse avevi impostato la modalità silenziosa, forse non l'hai sentito per qualche strano motivo. fino a qualche giorno fa giocavo con i tasti, componevo qualche sms nella speranza di ottenere risposta. illuso. giocavo anche con la fantasia, immaginando l'attimo in cui saremo tornati a parlarci come qualche anno fa. allegri e felici mentre il mondo girava su se stesso prendendosi gioco di noi, delle nostre giovani menti. 
io e te eravamo proprio come due bolle di sapone che danzano nell'aria. bellissime mentre piroettano assieme, ma quando si urtano, per caso o per necessità, scoppiano, e per questo devono allontanarsi, per poi esplodere comunque e rendersi conto che sarebbe stato meglio farlo assieme. eravamo due uomini-bolla. e ballavamo nel vento, ognuno come poteva.
adesso sembra tutto un po' più difficile, tutto un po' più complicato. mi piacerebbe che ti ricordassi almeno di farmi gli auguri per questi anni che mi porto appresso e che continuano ad aumentare, anche se non mi piace festeggiare. giusto un segno per dirmi che conto ancora qualcosa, che ti ricordi qualcosa di me. come qualche anno fa. una frase breve, di quelle scontate: andrebbe bene anche quello. non so cosa ti risponderei, non sarei preparato. penserei un po' e comunque non riuscirei a dirti quello che vorrei, in ogni caso. come un uomo-bolla mi terrei dentro quello che importa davvero, fino ad esplodere da qualche parte, da solo, in un luogo imprecisato. 


16 gennaio 2009

Black & White

credo che alla fine le cose vadano come devono andare. possiamo impegnarci per migliorare le situazioni critiche ma agli imprevisti piace giocare a nascondino, e si occultano nei posti più inaspettati, si divertono saltandono fuori all'improvviso mentre passeggi tranquillo e il cuore sussulta irritato e spaventato. le sorprese invece sono più gentili, si fanno scoprire pian piano, c'è sempre in giro qualche indizio della loro presenza. alle volte costruiscono veri e propri melodrammi con ricercata maestria scenica, dove giocano con i loro personaggi; e le coreografie tristi e lente alla fine si riempiono di drappi variopinti.

credo di essere quel genere di persona che vede le cose in bianco e nero e che difficilmente vede i toni di grigio. non so dire se questo sia un bene o un male. so però che qualcuno riesce a vedere a colori e addirittura, i più fortunati, in alta definizione. ma so anche che, prima o poi, a tutti si distende sugli occhi un velo di malinconia guardando una vecchia foto color sepia, con quei graffi e quelle macchiette bianche che denunciano bonariamente la sua veneranda età.

mi sono svegliato presto con qualche dubbio che girava fra i pensieri e voglia di nicotina nelle vene. avevo la gola arsa dal respiro notturno e sulle spalle il peso degli impegni che sto rimandando. in testa l'immagine della ragazza che sogno da una vita, nelle orecchie canzoni tranquille adatte al coma del mattino, davanti agli occhi una pila di libri. un taccuino aperto sulla cima della piramide di pagine con qualche appunto disordinato scribacchiato a matita. grigio su giallo. o, se preferite, nero su bianco...

2 gennaio 2009

A new year is just gone...

le giunture scricchiolano mentre stiro con noncuranza gli arti superiori ed inferiori. ruoto la testa aspettandomi un "crik-crok" che invece non vuole arrivare, e la cosa mi lascia alquanto deluso. sonno lungo, quello di questa notte. dovevo recuperare qualcosa da capodanno, volevo coricarmi il prima possibile, ma incredibilmente quel mostro chiamato tv ha rubato i miei buoni propositi (ed eravamo solo al 1 gennaio... figurati il resto dell'anno!). non sono affatto un abitue' dei programmi commerciali, ma ieri hanno davvero superato loro stessi. in positivo. 
è cominciato tutto con uno spettacolo in diretta, sembrava una cavolata, quelle che cominci a guardare e poi cambi disilluso, sperando che su qualche altra rete ci sia qualcosa di meglio. invece un grande paolini ha saputo raccontare con maestria, emozione e un cenno di divertimento una grande storia. poi sono arrivati jake ed elwood blues, con i loro elegantissimi completi neri, i cappelli di feltro e quegli occhiali che mi piacciono tanto. che stile, ragazzi! e quasi in contemporanea hanno cominciato a suonare musiche psichedeliche e Lui ha fatto la sua comparsa, il grande tyler. un po' di tristezza mi ha avvolto il cuore, motivi futili, storie di altri tempi. una bella rimpatriata, un qualcosa di divertente e commovente. non molto per il primo post del 2009, me ne rendo conto, ma non volevo cominciare in modo esagerato, poi si rischia di deludere le aspettative. per farmi perdonare, una piccola digressione...

dolce 2009, non tradire quelle che sono le speranze di una vita, le attese di ogni giorno, piccoli e grandi, di tutti e di nessuno. per favore, sorridi un po' a questi giorni colorandoli con l'allegria dei momenti migliori e le lacrime dei momenti sinceri. lascia esprimere piccoli desideri e prova ad avverarli con devoto silenzio. non dimenticare la sottile ironia che ha contraddistinto il tempo passato, ma riproponila con moderazione ed intelligenza, so per certo che non può mancare. regalaci sole e pioggia, neve e vento, cieli azzurri e nuvolosi; regalaci emozioni e adrenalina e prendi con avidità quello che ritieni sia giusto rubare. inculca un po' di consapevolezza in questa testa matta ed in tutte quelle che ne richiedono, ma già che ci sei lascia quel poco di stoltezza necessaria a compiere le grandi avventure e consumare le eterne tragedie. qualunque cosa succederà, dovunque deciderai di portarmi, dovunque andremo, insieme o da soli, sarà comunque un anno meraviglioso. comunque vada, sarà...