stanno passeggiando per la strada illuminata a fatica da una tiepida luce artificiale. sorridono e si scambiano battute allegre. le labbra si tendono abbozzando gentili sorrisi. lei spinge la sua vecchia bicicletta. lui pensa che le dia un tono mondano, ma gli è sempre piaciuta e nel frattempo gioca con l'accendino che ha in mano. il respiro gli si condensa per il troppo freddo e la punta del suo naso è intirizzita. sa perfettamente che le risate non dureranno per sempre e che non può vivere con il ricordo di quel momento. sa perfettamente cosa deve dirle e la voce si fa subito imbarazzata. balbetta, biascica parole di resa in un meraviglioso discorso senza capo nè coda. sarebbero davvero parole bellissime e travolgenti ma la conversazione non riesce ad enfatizzarle. la guarda negli occhi e si stupisce di non averne mai ricordato il colore. non lo ricorderà nemmeno dopo averla salutata. lei non brilla e risplende più come quando uscivano le prime volte e potevano ancora vivere felici e contenti nelle loro conversazioni superficiali. aveva già immaginato da qualche giorno quello che lui le sta dicendo e sa cosa rispondere. che sia una scusa o quello che sente davvero poco importa; lui sente le parole arrivare come lame affilate conficcate nei sui timapani e smette di ascoltare perchè non era quello che voleva sentirsi dire. si accorge che hanno smesso di camminare e sono diventati vittime del freddo polare. non piange perchè gli hanno insegnato che gli uomini non piangono mai o perchè non vuole mostarle quanto sta male. o forse è solo l'abitudine e l'aver imparato che stare male per qualcun altro non vale la pena. pensa a tutto quello che deve fare nei prossimi giorni. dovrà muoversi per evitare l'ipotermia celebrale che questa serata rischia di causargli. sorride. sorride malinconico davanti alla fermezza di lei, il naso sempre più rosso. sorride per non salutarla, l'espressione ebete di chi non può scappare dalla realtà e allora preferisce farsi travolgere da essa. lei quello che aveva da dire l' ha detto. lui vorrebbe parlare ancora, forse per qualche centinaio d'anni ancora, ma lei decide che è ora di salire in casa. trascinare questo incontro è diventato penoso e lui lo sa. immobile la osserva allontanarsi sapendo che se la rivedrà non si saluteranno. non come la prma volta. starà male per un po' e lei neanche si ricorderà di quanto è successo. lui sa che è ora di tornare a casa, ora di accendersi una sigaretta, l'ultima del pacchetto blu. ascolta lo sfrigolio che emette ad ogni boccata, guarda la punta incandescente consumarsi nel buio della strada e aspetta che qualcuno passi a prenderlo; possibilmente destinazione ignota. e nella testa una conversazione.
"ora ti racconto una storia, quale animale vuoi essere?"
"io?"
"si, tu... non è difficile sai..."
"non ho voglia di scegliere."
"dai, lo scoiattolo o il criceto?"
"quello che alla fine muore..."
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