a che punto siamo del tragitto? continuo a chiedermelo ripetendo la domanda come una lenta litania quasi sacrale nei suoi intenti più nascosti. e c'è un senso che non riesco a percepire ma che pulsa dovunque sia la risposta. qualunque luogo è giusto, non esistono coordinate nell'universo dell'ignoto... è come ritrovare il finale di ogni storia scritta nelle piccole quotidianità senza smettere di stupirsi. girovagare nella spirale della conoscenza per perdersi lungo la retta via, che prima o poi tutti smarriscono per volontà o per ignoranza. non c'è fine nel principio e nello svolgimento ma un ricorsivo rincorresi di significati diversi per ogni girovago. siamo tutti storditi dal girotondo ma rifiutamo di fermarci perchè fermarsi è prendere coscenza di tutto mentre il niente continua a rimarginare ferite. e allora vale pena di distruggersi ma senza dare nell'occhio e senza subire il contraccolpo che il coraggio è poi un'altra cosa. è come "vedere le stelle ma non il cielo", passare senza sosta attraverso infiniti viaggi pindarici di allucinogena memoria, ma sempre e cmq senza disturbare per evitare la commiserazione gratuita degli altri viggiatori che la prima classe non vuol essere distratta da musica e danze e banchetti e teatrali rappresentazioni così tristi nel loro imitare la realtà che le lacrime preferiamo sprecarle per qualcosa di maggior spessore. la sofferenza non è ciò che proviamo ma gioia non si può cmq chiamare per nn indispettire i saggi ed i saccenti che sotto gli occhi di tutti parlano senza cognizione del tempo e dello spazio che almeno quelli per una qualche esperienza dovebbero riconoscerli, ma pretendere non portrerà alcuna liberazione intellettuale perchè gli schiavi godono della loro posizione e non si vergognano degli stracci che indossano uccidendsi ad ogni decisione non presa fino alla resurrezione che sopraggiunge prima della morte come per ogni timer che segnala con un pungente sibilo il principio di tutte le terminazioni. ed il timpano finalmente vibra. oh... se solo continuasse a vibrare per tutta la transizione... che peso da portare... saremmo tutti chini e curvi e storpi e impazienti. in cosa ci trasformeremo? forse in scarafaggi di kafkiana memoria per poi ucciderci a vicenda senza dimenticare che lo stiamo già facendo perchè registreremo ogni singolo dettaglio. è pura degenerazione per le troppe scariche che sovraccaricano le sinapsi, una tempesta elettrica che si abbatte su ogni singolo neurone che vive nella memoria di un tempo migliore. ma farà brutto ancora per molto, le cose non miglioreranno perchè gli avvenimenti prenderanno il sopravvento e catapulteranno ogni cosa nel vortice di una gravità superiore che triturerà ogni atomo dell'universo conosciuto. e i nostri occhi staranno immobili e frenetici a gurardare nel silenzio della confusione e delle esplosioni e della tregedia che verrà ricordata con affetto dai posteri che il futuro è sempre migliore ed il passato scomodo o il contrario o comunque...
i cantastorie narreranno le vicende e i menestrelli comporranno le loro ultime e nuove e vere canzoni facendo attenzione a non mistificare il senso profondo che porteranno le loro parole e le loro note ne dolci ne amare. racconteranno ogni dettaglio senza ricordare nulla che nulla va ricordato per poter gurdare le cose dall'alto della nostra innocenza. e nel finire risplenderà solo il torbido oblio che ogni essere ricerca con forza e disperazione.
i cantastorie narreranno le vicende e i menestrelli comporranno le loro ultime e nuove e vere canzoni facendo attenzione a non mistificare il senso profondo che porteranno le loro parole e le loro note ne dolci ne amare. racconteranno ogni dettaglio senza ricordare nulla che nulla va ricordato per poter gurdare le cose dall'alto della nostra innocenza. e nel finire risplenderà solo il torbido oblio che ogni essere ricerca con forza e disperazione.
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