i fiocchi di neve ticchettano sull'ombrello ritmando la lunga passeggiata. la melodia che prende vita si può udire distintamente nel silenzio sacrale dell'inverno, che annuncia il suo arrivo con dolce prepotenza. folte coltri di messaggeri canuti hanno preceduto ad annuciato questo repentino avvento. le punte dei piedi infreddolite si raggomitolano impulsive su se stesse cercando un posto più caldo, le scarpe bagnate a macchie. risate sincere risuonano non molto lontano, dove bambini un po' troppo cresciuti giocano a bersagliarsi con proiettili bianchi e soffici. mi fermo a guardarli interrompendo quell'andatura incerta e buffa: mi ricorda i primi passi che devo aver mosso da bambino, quando i muscoli erano ancora atrofizzati e l'equilibrio instabile. riprendo fiato e ricomincio a muovere passi impacciati cercando di ritrovare la strada ormai sepolta, mentre petali bianchi muoiono in una malinconica canzone.
28 novembre 2008
24 novembre 2008
Where the hell is Matt?
Where the Hell is Matt? (2008) from Matthew Harding on Vimeo.
perchè mi ha fatto sorridere!
thnx to bluesky for posting this video :)
21 novembre 2008
I wish
stanno passeggiando per la strada illuminata a fatica da una tiepida luce artificiale. sorridono e si scambiano battute allegre. le labbra si tendono abbozzando gentili sorrisi. lei spinge la sua vecchia bicicletta. lui pensa che le dia un tono mondano, ma gli è sempre piaciuta e nel frattempo gioca con l'accendino che ha in mano. il respiro gli si condensa per il troppo freddo e la punta del suo naso è intirizzita. sa perfettamente che le risate non dureranno per sempre e che non può vivere con il ricordo di quel momento. sa perfettamente cosa deve dirle e la voce si fa subito imbarazzata. balbetta, biascica parole di resa in un meraviglioso discorso senza capo nè coda. sarebbero davvero parole bellissime e travolgenti ma la conversazione non riesce ad enfatizzarle. la guarda negli occhi e si stupisce di non averne mai ricordato il colore. non lo ricorderà nemmeno dopo averla salutata. lei non brilla e risplende più come quando uscivano le prime volte e potevano ancora vivere felici e contenti nelle loro conversazioni superficiali. aveva già immaginato da qualche giorno quello che lui le sta dicendo e sa cosa rispondere. che sia una scusa o quello che sente davvero poco importa; lui sente le parole arrivare come lame affilate conficcate nei sui timapani e smette di ascoltare perchè non era quello che voleva sentirsi dire. si accorge che hanno smesso di camminare e sono diventati vittime del freddo polare. non piange perchè gli hanno insegnato che gli uomini non piangono mai o perchè non vuole mostarle quanto sta male. o forse è solo l'abitudine e l'aver imparato che stare male per qualcun altro non vale la pena. pensa a tutto quello che deve fare nei prossimi giorni. dovrà muoversi per evitare l'ipotermia celebrale che questa serata rischia di causargli. sorride. sorride malinconico davanti alla fermezza di lei, il naso sempre più rosso. sorride per non salutarla, l'espressione ebete di chi non può scappare dalla realtà e allora preferisce farsi travolgere da essa. lei quello che aveva da dire l' ha detto. lui vorrebbe parlare ancora, forse per qualche centinaio d'anni ancora, ma lei decide che è ora di salire in casa. trascinare questo incontro è diventato penoso e lui lo sa. immobile la osserva allontanarsi sapendo che se la rivedrà non si saluteranno. non come la prma volta. starà male per un po' e lei neanche si ricorderà di quanto è successo. lui sa che è ora di tornare a casa, ora di accendersi una sigaretta, l'ultima del pacchetto blu. ascolta lo sfrigolio che emette ad ogni boccata, guarda la punta incandescente consumarsi nel buio della strada e aspetta che qualcuno passi a prenderlo; possibilmente destinazione ignota. e nella testa una conversazione.
"ora ti racconto una storia, quale animale vuoi essere?"
"io?"
"si, tu... non è difficile sai..."
"non ho voglia di scegliere."
"dai, lo scoiattolo o il criceto?"
"quello che alla fine muore..."
18 novembre 2008
Does it matter?
ho la gola che brucia ancora per l'ultimo sorso di brandy mentre il sangue sta facendo il suo dovere pompando l'alchool al cervello. le mie pulsazioni si sintonizzano con quelle dell'amplificatore che riempie la stanza con "miss california", raccontandomi bugie sul mio futuro. la casella della posta in arrivo lampeggia. leggo le brevi righe: il mio lasciapassare verso la felicità. non mi devo preoccupare. non dura. non è durata, e comunque l'esperienza mi dice che non sarebbe potuta durare. va bene così. l'ultima tristezza mi prende quando vedo l'icona che segnala la casella vuota. non ha importanza. da qualche giorno non mi connetto più ad msn, non so quali notifiche ci siano sulla mia bacheca di facebook e badoo è solo un ricordo. ho tagliato le ultime connessioni virtuali con il mondo. tanto non dura, lo so perfettamente. ma non è quello che voglio adesso.
cerco qualche canzone fra le migliaia di mp3 allocati sul disco rigido ma trovo solo memorie che non si adattano al momento. ieri avevo tutte le melodie giuste. oggi sto scavando fra i byte ormai coperti di polvere ma non trovo niente. lascio stare, non ha importanza.
cerco qualcosa fra gli appunti che potrei studiare ma non ho voglia di impegnare il mio cervello alcolizzato. non in questo momento, mentre penso che per pranzo mangerei volentieri una pizza. detto fatto: ordinata. adesso però non ho voglia di andarla a prendere.
le cose sono sempre più lontane. è quello che volevo. le cose sono irraggiungibili. non hanno più importanza. ho chiamato ma non hai risposto. le cose stanno divergendo mostrando quando sono inopportune. e quanto sono maleducato nei loro confronti. ti ho scritto ma avevi da fare. le cose prima o poi precipitano come le note di miss california. ti ho parlato ma non eri in grado di asoltare. non ha importanza. le cose non hanno una propria identità ma sono quelle che noi vogliamo vedere. non ha importanza.
starei a scrivere per ore ma devo mangiare. ho una pizza da andare a prendre.
ma ha importanza?
13 novembre 2008
Y-owner
è da un po' che la sto osservando. carina e sfacciata. vecchia conoscenza, del tipo di ragazza che al tempo delle mele esce con fighella vari ma poi quando arriva sulla trentina comincia a cercare l'impiegato di banca ex-sfigato-del-liceo ora uomo impostato del tipo giacca-cravatta-cartelletta-di-pelle che dà tanta, ma tanta sicurezza quando c'è un mutuo da pagare. parla assieme alla sua amica che a giudicare dalla espressione compiaciuta che ha stampata in volto sta declamando sicuramente una conquista della notte prima. provo ad immaginare la conversazione, ma il cromosoma y che ho reclutato nel momento del concepimento fra le fila dei miei geni mi impedisce di essere obiettivo. lascio perdere, soddisfatto comunque di aver evitato la doppietta di x. cerco qualche altra statuina fra il campionario a disposizione. sembra pieno di copie fatte con lo stampino.
"oh sfigato mi stai ascoltando?"
la voce della mia amica mi desta da questa divertente occupazione. lei è una di quella a posto. mi accorgo che la mia sigaretta non dura mai abbastanza. o forse dura troppo. comunque no, non la stavo ascoltando. credo sia colpa della mia y...
9 novembre 2008
Wonderful day...
mi sono svegliato presto nonostante la pessima nottata. filato in cucina, la prima preoccupazione è stata bombardare di microonde una tazza d'acqua. il fastidoso suono del forno comincia a lancinarmi i timpani dopo un minuto e mezzo per avvisarmi che terminato con successo il suo compito. adesso è bollente: temperatura grandi ustionati. prendo il té dalla credenza, non dopo un considerevole sforzo per scegliere il gusto ke più si adatta all'umore della mattinata: arsenico con retrogusto di cianuro. è davvero una giornata radiosa.
preparo la bustina per un doppio carpiato in quella piccola piscina infernale. un sorriso sottile si delinea sul mio volto mentre affogo il misto di foglie secche nella lava fumante che ho davanti. su, giù, su, giù, su giù, su giù, suggiù, suggiù suggiù suggù sggù sgù sù ... plof...
la piccola malefica linguetta di carta si divincola dalla presa delle mie esili dita e urlado "banzai!" cade in quella che ormai è una poltiglia che ha raggiunto la temperatura di fusione dell tungsteno. mi ha fregato. ...una linguetta di carta...
è davvero una meravigliosa, limpida, serena, paciosa, gioiosa giornata di novembre.
5 novembre 2008
Goodbye Crichton...
ero in seconda media e l'anno scolastico era iniziato da poco. avevo appena terminato di leggere la trasposizione letteraria del film "Godzilla". lettura leggera, fantascienza spicciola ed immediata. arrivato a scuola, mi sono diretto con passo spedito alla piccola biblioteca dove ero costretto a trovare la mia dose mensile di letteratura. la vecchia bibliotecaria dall'alto dei suoi capelli sbiaditi mi ha guardato male quando ho finito di esporgli la mia ultima conquista cartacea. gli occhi spaesati quando ho chiesto "qualcosa di simile, visto che mi è piaciuto". non c'erano molti libri ma ricordo chiaramente l'attimo in cui si è chinata e da un angolo che sembrava così lontano ha tirato fuori un libro enorme con un fossile stilizzato disegnato sulla copertina. "secondo me può interessarti", le sue ultime parole. "ci do un'occhiata", le mie. riluttante lo sistemo sotto il braccio e me ne torno in classe. credo di averlo terminato nel giro di una settimana. enorme... "jurassik park" è stato il libro che mi ha fatto conoscere michael crichton. dopo sono seguiti "sfera", "andromeda", "congo", "punto critico", "il mondo perduto". tutti divorati. altri invece sono ancora da terminare, dimenticati nella mia libreria.
storie affascinanti le sue. storie magiche, costruite con sofisticata maestria. storie che hanno ispirato interi temi di italiano, influenzato anni di scritture infantili ed immature. storie che non possono essere dimenticate. storie che mi hanno accompagnato per tanto, tanto tempo.
Goodbye Crichton...
4 novembre 2008
Nostalgy
mi sto esibendo in un silenzioso spettacolo di giocoleria e nessuno è lì ad osservare le strambe figure che disegno con le sfere variopinte. lo stereo suona forte, abbastanza per disturbare i vicini. fuori uno scanzonato burolone si diverte a rovesciare sulla città ormai paralizzata innumerevoli gocce d'acqua e le nuvole giocano a nascondino con il paesaggio. è come essere sospeso in un posto sconosciuto. le mirabolanti acrobazie cominciano a diventare meccaniche e noiose: gran finale, qualche applauso distratto, buio. sbadigliando, cerco rifugio in qualche vecchia pagina di fumetti. l'occhio attento ripercorre le buffe figure disegnate. scopro i denti più di una volta perchè e difficile resistere all'ilarità di quelle idiozie fanciullesche. divertito chiudo a chiave nella memoria qualche battuta in caso di emergenza in un prossimo futuro. la fame sta prendendo a pugni il mio stomaco come se fosse un sacco da allenamento. panino di rito speck e formaggio. bicchiere di rito pieno di zuccheri raffinati. oggi è il "nostalgic day", sembra. non resisto a rispolverare qualche vecchia gloria dal cassetto dei videogiochi. gioco fino a perdere la terza dimensione, vedo solo colori a 16 bit, idraulici grassocci e dinosauri viola mi parlano a gesti, mangio funghi rossi e verdi, salvo la mia principessa con il suo signorile vestito rosa. che bel mondo qui dentro. spengo tutto. i piedi tornano per terra.
... ... ... ... ... ... ... ... ...
impatto imminente: futuro prossimo. emergenza... dove avevo messo la chiave?
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