6 marzo 2010

Speed

è da molto che non mi avvicino alla tastiera del mio pc per buttar giù qualche riga senza senso. da un po' di tempo me ne sto per i fatti miei. Preferisco ascoltarmi in silenzio, invece di battere rumorosamente i polpastrelli cercando di dar vita a uno sproloquio di senso compiuto.

se posso essere sincero, mi manca tutto quel frastuono. ma il tempo passa e la voglia si appassisce: un po' si disperde fra gli impegni quotidiani e un po' è offuscata dai fuochi pirotecnici che prepara la vita qui intorno. sto diventando pigro e come un'animale alle porte dell'inverno mi sto preparando ad un lungo letargo.

ho smesso di scrivere e cominciato ad osservare. occupo il tempo libero guardandomi attorno e ascoltando con fare dispettoso le conversazioni altrui. butto l'occhio per cogliere immagini che prima non potevo vedere. ed ecco che tutto cambia. cambia prospettiva, cambia forma, cambia suono, cambia e cambia e basta.

devo ammetterlo, sono un nostalgico. rimpiango i tempi passati per la loro dolcezza e mi lascio prendere dalla malinconia quando penso alla leggerezza di quei ricordi. vorrei fermare per un attimo il tempo chiedendogli pietà, chiedendogli di rallentare che qualcuno mal sopporta il viaggio e si sta sentendo male per tutte le turbolenze e gli scossoni. vorrei guardarlo in faccia per vedere il suo ghigno sornione e cercare nel contempo di scorgere nei suoi occhi quel brivido masochista che lo spinge a premere l'acceleratore.

ho sentito dire che molto di quello che è successo nel passato è attuale, va' preso ad esempio per i giorni nostri. io credo semplicemente che sia il presente ad essere passato di moda, che sia ammuffito sugli scaffali dove lo teniamo per paura di rovinarlo.
dicono che il futuro sia la nostra sola speranza. io credo che il futuro non sia altro che una bislacca predizione astrale, un rotocalco di giornale scolorito che annuncia qualche vaga buona notizia. lo teniamo stretto per confortarci ma come il presente prima o poi andrà a male, maciullato da un migliaio di viscide tarme che roderanno la cellulosa fino a consumarsi i denti e rovinarsi la digestione.

non riesco a stare al passo. non capisco come gli altri possano. ho provato ad affrettarmi, cercando di raggiungere il gruppo di testa ma sono stato staccato di nuovo. allora mi sono seduto e mi sono preso il mio tempo. inutile affrontare una maratona se è una vita che ti prepari per i cento metri. siederò al bordo della pista per un po' finché non avrò trovato soluzione alla mia inadeguatezza. ozierò per qualche tempo e mi godrò la gara: vista da fuori questa volta, biglietto non pagante.

per un attimo, la tranquillità del riposo..

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