15 maggio 2009

Dehydrated

sono lucido come le mele che da bambino porti alla maestra. sono stanco come uno studente di Edile-Architettura. sono felice come una persona innamorata. ho paura come una persona innamorata. sono triste come chi ha troppi pensieri per la testa. sono disincantato come chi ha già sofferto per più motivi. sono occupato come uno studente di Edile-Architettura, ancora. 

guardo fuori e trovo la pioggia che offusca la felicità delle giornate estive, che timide bussavano alla finestra nei primi giorni di maggio. gli occhiali da sole riposti malamente sullo scaffale della libreria hanno un'aria stanca, la mia mente li associa ad una pianta appassita. all'improvviso sento la disidratazione prendermi la gola, una morsa stretta e cruenta abbatte lo spirito vivo che giocava con me nei giorni passati. lascio vagare l'immaginazione per cercare un posto più felice ed assolato, dove l'aria tiepida asciuga la pelle e scompiglia i capelli delle ragazze in costume da bagno. li immagino di colori vivaci, allegri, con fantasie estive, fiori variopinti, onde gentili che si infrangono sui bordi cuciti a macchina. 

pensieri leggeri volano lontano, lontano. una coppia felice passeggia mano nella mano sotto casa mia. lui sembra noncurante di tutto, lei lo guarda e lo riempie di attenzioni. guardo tutto un po' dubbioso, razionalizzo una strana epifania che assale silenziosa la mia mente, chiedo un attimo di pausa dal mondo per capirmi meglio. chiedo un attimo di pausa perchè non ho la forza di reggere tutto insieme, non sono abbastanza grande. il piccolo bambino che si sveglia di tanto in tanto vuole ancora del tempo per giocare senza troppi pensieri e recriminazioni. chiedo un attimo di pausa dal mondo, anche se so che il mondo non aspetta. anche se so che non mi verrà mai concesso perchè tutti corrono e chi si ferma rischia di arrivare ultimo.

almeno, ho partecipato..


3 maggio 2009

Outside

degli stranieri hanno attraversato la mia strada. sembravano noncuranti, distratti, assorti in chissà quali lugubri pensieri. le facce contratte e tese vomitavano disprezzo. i loro occhi azzurri si riflettevano nel cielo, perdendosi di tanto in tanto. le loro espressioni crucciate esprimevano rabbia, puro e semplice rancore, come un cane bastonato che ringhia contro il bastone del padrone. 

io sedevo in un angolo di speranza, con la schiena appoggiata ad una rete metallica. le ossa della colonna vertebrale stavano esplorando ogni singola maglia di quella recinzione, doloranti. non parlavo, non ne avevo voglia. stavo solo perdendo un po' di tempo prezioso, osservando il mondo di fuori, così diverso e complicato rispetto a quello di dentro. stavo filosofeggiando sul nulla, con una tranquilla nostalgia come compagna. 

l'intrusione inaspettata mi ha risvegliato bruscamente, come un attacco epilettico ha colpito dritto dritto il cervello, disturbato il mio sonno cosciente. stavo disegnando paesaggi immaginari dentro la mia testa e ad un tratto sono diventati tutti grigio cenere, tristemente abbandonati dal loro creatore, così simili al di fuori che non riuscivo a trovare alcuna differenza. così spaventosi e grotteschi, che il cuore si è fermato e la gola chiusa di scatto. così funerei da emanare odore di cadavere. così tristi, da costringere gli occhi alle lacrime.