"Lo sai qual'è il colore dei sentimenti?"
Suona il cellulare, uno squillo secco. Numero sconosciuto. Rispondo pensando sia la solita chiamata dell'uomo call center, pakistano o calabrese. Mi aspetto l'offerta del mese, la proposta di un contratto oltre il vantaggioso. E invece niente, silenzio. Come fossi in un film sento una goccia di sudore che si affaccia sulla tempia, sale la paura di aver fatto qualcosa di sbagliato. Pensi ai demoni che hai seminato lungo strada. Pensi alle ex deluse, agli amici beffati e mandati a quel paese. Sono ripiombato negli anni novanta: gli anni dei telefoni fissi senza schermi ma con grandi ruote forate e numeri inchiostrati, dove non sapevi con chi stavi parlando finché non alzavi la cornetta.
"Lo sai qual'è il colore dei sentimenti?"
Chiedo se c'è qualcuno, perché qualcuno dall'altra parte ci deve essere. C'è sempre stato. Con voce agitata dico che è un brutto scherzo. Un pessimo scherzo. Dico che non ho tempo da perdere anche se è una balla colossale. Ogni giorno i secondi mi cadono dalle tasche, dalle mani. Li perdo come da bambino perdevo le caramelle della nonna. In fondo qualcosa alla fine della giornata deve essere andato perduto. Non si può tenere tutto, non per sempre.
"Lo sai qual'è il colore dei sentimenti?"
Il cellulare non emette suono. Sto camminando come un forsennato. Ora diventa una gara di resistenza, una sfida personale a chi riattacca prima. Ho capito che chiunque ci sia dall'altra parte si sta prendendo gioco di me e di colpo mi fermo. Mi chiedo il senso di questa guerra fredda con il signor Nessuno, con chi sicuramente non ha di meglio da fare, chi magari mi sta spiando da dietro un angolo e ride dietro alle mie spalle. La testardaggine mi obbliga a non cedere. Ho imparato a lasciare perdere in questi anni ma dentro me qualcosa mi impone di puntare i piedi. Stacco il cellulare dall'orecchio e osservo lo schermo. I minuti di conversazione aumentano seppur vuoti di parole.
"Lo sai qual'è il colore dei sentimenti?"
Metto l'auricolare, lo calco sull'orecchio. Provo a percepire ogni vibrazione, ogni rumore in sottofondo. Forse è solo la mia immaginazione, forse un problema tecnico di qualche macchina automatica. Forse qualche nano burlone ruba le parole elettromagnetiche prima che possano arrivare a me e le nasconde in un libro di carta. Forse mi stanno parlando, proprio con quel silenzio, alieni che non hanno il dono della parola. Da un'altra epoca, da un'altra dimensione. La mia testa si apre e i fantasmi e le creature che vi abitano cominciano a circondarmi. Rivaluto i cospirazionisti, l'area 51, le scie chimiche, gli ufo. Chiedo consiglio al signor Tesla in persona che mi fa una pernacchia antipatica e alza le spalle ridendo; ma ridendo forte. Apre la bocca e si magia tutto quello che era appena comparso. Saluta alzando la tesa del cappello con due dita e saltella via a cavallo di un pogo giocattolo.
"Lo sai qual'è il colore dei sentimenti?"
Torno nel posto dove mi ero lasciato, il cellulare all'orecchio. Vedo la gente che corricchia sulle punte dei piedi andando a cercare un riparo. Qualche goccia di pioggia cade leggera, qui nella nostra dimensione, nel nostro spazio, nel nostro tempo. Solo allora sento una voce, cristallina, che fa vibrare gli auricolari.
"Lo sai qual'è il colore dei sentimenti?"
Dice solo questo. Riattacca nell'attimo successivo. Una voce androgina ma familiare, una voce che le raccoglie tutte. Una voce che non appartiene a nessuno. Mi duole la schiena. Una fatica allucinante mi assale all'improvviso, una fatica da lavoro in miniera. La pioggia si infittisce e non mi resta che assottigliarmi contro un muro cercando il riparo di un esile conicione a metri dalla mia testa.
"Lo sai qual'è il colore dei sentimenti?"
Non penso ad altro da giorni. Non di chi fosse la voce, penso solo alle parole e al loro peso. Perché in fondo quelle erano parole leggere, come lo sono tutte. Leggera era anche quella frase, trasparente come l'aria che respiro. Ci sono volte in cui non posso associare ai sentimenti nemmeno parole, figurarsi un colore. Poi perché uno soltanto? E se ogni sentimento fosse un'arcobaleno di colori, una moltitudine immensa e poi se scosso si mettesse a girare rapido su se stesso diventando bianco come il latte, bianco come la velocità della luce, bianco come i petali di una margherita nelle mani di un'innamorata? In fondo tutti i sentimenti sarebbero dello stesso colore.
Sarebbe una gran bella beffa.
Sarebbe una gran bella beffa.
Ogni tanto quando voglio capire qualcosa di più di questo mondo, quando mi capita di fermarmi e chiedermi il significato della giornata che sto vivendo, prendo il telefono e faccio un numero a caso. Quando rispondono ascolto le voci delle persone dall'altra parte. Alcuni riattaccano subito, altri imprecano, pochi bestemmiano, alcuni ridono.
E solo ai più pazienti finisco per chiedere sempre la stessa cosa.
"Lo sai qual'è il colore dei sentimenti?"